La vergogna è l'esperienza interiore di essere non voluto.
È sentirsi inutile, rifiutato, abbandonato.
La vergogna è credere di essere sbagliati, è credere di non essere amati perché non si è amabili, ed è sempre caratterizzata dalla sensazione che non possa essere superata: può essere solo, in qualche modo, sopportata, assorbita, minimizzata o negata.
Il senso di colpa che accompagna sempre lo stato di vergogna, ci fa credere di aver fatto qualcosa di male tale da meritare quell'abbandono e quel rifiuto.
La vergogna è così dolorosa, così debilitante, che le persone sviluppano mille strategie di coping, consapevoli o inconsapevoli, al fine di evitare il dolore che comporta.
In questo mondo del tutto imperfetto, dove siamo stati tutti nutriti da genitori che sono stati loro stessi, in un certo senso, debilitati dalla vergogna, abbiamo imparato a crescere con il senso di vergogna.
Alcuni più di altri.
Le persone segnate dalla vergogna, credendosi seriamente difettose, prive di valore e difficilmente amabili, vivono inevitabilmente le conseguenze di questo stato psico emotivo in molti settori della loro vita.
Il nucleo è rappresentato da una profonda mancanza di autostima.
Quando si è cresciuti in un clima di svalutazione e senza un reale ed autentico senso di appartenenza, la fiducia nelle proprie capacità è inevitabilmente persa.
Con i propri confini fragili ed il senso di sé come "difettoso", la sensazione predominante è che non ci sia una via d'uscita e di non poter fare nulla per migliorare le cose.
Qualcosa di vago, ma decisivo, ha stravolto lo sviluppo naturale di quell'anima.
La persona che si vergogna può diventare un carnefice o una vittima, o, come è più probabile, una persona che oscilla da una modalità all'altra.
Potrebbe quindi sfogare il proprio dolore e la propria rabbia sulle persone più deboli.
Per chi invece ha strutturato meccanismi di difesa più deboli, sarà più facile amplificare il proprio ruolo di vittima.
In questa veste c'è una istintiva abilità, propri perché, in passato, si è stati vere e proprie vittime in seno alla propria famiglia d'origine.
Per il carnefice c'è un momentaneo senso di vendetta e di potere, per la vittima un breve contatto con il martirio - e, al di là di queste magre compensazioni, pur entrambi c'è la disperazione dell'impotenza e la partecipazione al reiterare il ciclo della vergogna.
Le persone caratterizzate dalla vergogna hanno importanti difficoltà nelle relazioni affettive.
Sentendosi così in imbarazzo per sé stesse, queste persone non desiderano davvero di essere viste né conosciute, aspettandosi con certezza che l'altro veda in loro nient'altro che un'orribile creatura.
Così ci si mette sotto una falsa luce, si finge e ci si mette in posa, facendo tutte le cose che si suppone impressioneranno gli altri.
Purtroppo, non faranno mai ciò che invece rappresenta l'essenza dell'intimità: e cioè rivelarsi all'altro in aperta assunzione di rischi.
Spesso, le persone marchiate dalla vergogna soffrono di forme più o meno latenti di depressione.
La depressione può essere considerata come un luogo bloccato tra la rabbia e il dolore.
La persona che non prova alcun senso di autostima non saprà come arrabbiarsi, perché sarebbe troppo aggressivo per chi è stato cresciuto con un senso così frammentario di diritto al rispetto.
D'altra parte, la persona che si vergogna non può soffrire, perché è troppo deludente e doloroso osare credere di poter essere veramente importante per un altro.
La depressione è segnata dall'alienazione e dalla mancanza di una reale possibilità di rimettere insieme le cose.
Al centro della depressione c'è il senso di perdita, e la persona segnata dalla vergogna porta con sé la perdita più grande di tutte, la perdita di sé.
Un altro importante aspetto determinato dalla vergogna è lo sviluppo di una personalità controllata, rigida e perfezionista.
Questo avviene come forma di compensazione al fatto di non aver provato un senso di amore autentico e rispettoso.
La sua esperienza dell'amore è stata esattamente l'opposto del concetto di "amore incondizionato".
La vergogna viene infatti da un'esperienza d'amore assolutamente condizionato, il che, naturalmente, significa che l'amore non è mai stato completo, non ci si è mai sentiti amati semplicemente per ciò che si è, ma per ciò che si faceva o si provava ad essere.
Quella persona cercherà allora di mettere la propria vita in un ordine "perfetto" per compensare il caos nei rapporti del proprio animo.
Non sentendo il calore dell'amore, ha bisogno disperatamente di controllare il mondo e non è in grado di tollerare la deviazione.
In un mondo senza amore, "fare le cose per bene" è l'unica ricompensa che può ottenere.
Come curare questa profonda ferita?
Prima di tutto lascia che tu stessa possa comprendere che la tua vergogna non è colpa tua.
La maggior parte delle esperienze che ti hanno indotto alla vergogna ti sono accadute all'inizio della tua vita.
I tuoi sentimenti fondamentali di insignificanza, quella vergogna che risale a molto tempo fa nella tua mente e nella tua anima, sono apparsi molto prima che tu avessi delle "scelte" in materia.
La vergogna era la tua naturale risposta ai fardelli e alle richieste che ti venivano rivolte dalla tua famiglia.
Hanno creduto che farti vergognare ti avrebbe motivato a comportarti come volevano.
Ma ricorda che le richieste di una famiglia disfunzionale legata alla vergogna sono irrazionali e incoerenti, perché la famiglia sa solo di essere infelice e non sa cosa renderebbe le cose migliori.
Il bambino diventa allora il capro espiatorio dell'incompetenza della famiglia nel risolvere i propri problemi.
I tuoi genitori volevano farti provare vergogna per il tuo comportamento "cattivo" o perché, a loro avviso, non eri "abbastanza".
A volte, hanno persino razionalizzato che la vergogna era "per il tuo bene".
In realtà, però, quello che è successo è che sono riusciti a farti sentire male solo per il fatto di essere te stessa, perché non possedevi quello che ti chiedevano, perché non avevi né il potere né il talento di cambiare te stessa per entrare nelle loro buone grazie.
Ma, essendo tu una bambina, non potevi capire che i tuoi genitori erano le persone disfunzionali della famiglia; non conoscevi i fallimenti di nessuno, ma solo quelli che ti venivano attribuiti dagli adulti.
La tua unica "guida" è stata quella che ti ha aiutato a sentirti male... Ripeto, non è stata colpa tua.
Affronta la vergogna, sperimentala, incorporala.
Non puoi sfuggire a nessuna parte di te stessa, neanche alla vergogna, ma puoi imparare a non negarla e ad affrontarla, conoscerla ed integrarla.
I ricordi delle esperienze che ti hanno fatto sentire inadeguata, oggi, sono solo ricordi e non possono più farti male come prima (anche se credi che possano farlo) perché non sei più vulnerabile come quando eri piccola.
Alcune cose sono cambiate e una di queste è la prospettiva e la posizione che hai oggi come adulta.
Il tuo senso di vergogna può essere il tuo canale di empatia e di pathos verso i cuori degli altri.
Non c'è legame più potente di quello della vergogna condivisa trasformato in un legame di comprensione e di sostegno reciproco per la guarigione dell'altro.
Sostituisci la vergogna con un senso di responsabilità maturo, che ti faccia scegliere cosa puoi accettare e cosa non accetterai mai più, e ti offra l'opportunità di realizzare i tuoi bisogni.
Il successo o il fallimento del viaggio per guarire la tua vergogna sarà influenzato in modo cruciale dalla tua capacità di circondarti di coloro che pensano che tu sia amabile, che ti sostengono, che ci sono per te anche quando non condividono tutti i tuoi comportamenti, e verso i quali puoi ricambiare in modo sano.
Sei stata una bambina nata in una famiglia difficile, e ora, con una consapevolezza in espansione, puoi muoverti verso la possibilità di far funzionare meglio la tua vita interiore ed esteriore, impegnandoti ad estrarre dalla giornata tutte le sue possibili soddisfazioni e nutrendo una vivace curiosità su ciò che deve ancora venire!
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