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ESISTE UNA DIPENDENZA AFFETTIVA SANA?

Il termine Codipendenza viene solitamente associato a dinamiche profondamente disfunzionali all’interno delle relazioni.

il rischi, però, è che tale definizione vada a rafforzare sentimenti di vergogna intorno a questa condizione.


Le relazioni instaurate dai codipendenti solitamente includono caratteristiche quali il sentirsi responsabili dei sentimenti altrui, una bassa autostima, la ricerca di conferme, ansia abbandonica, ecc., e si può definire come la tipologia di partner che “ama troppo”.

Ci si perde nelle relazioni e si dà sempre priorità ai bisogni del partner.

Sicuramente, questi schemi relazionali impediscono a chi ne soffre di instaurare delle relazioni sane ed è quindi fondamentale guarire queste ferite in modo da poter interrompere il ciclo inconsapevole dell’essere attratti da relazioni disfunzionali e squilibrate.

Ma la codipendenza potrebbe non essere la terminologia migliore da usare.

Perché?

Perché, in verità, tutte le relazioni sono in una certa misura codipendenti.

C’è l’idea prevalente che una dipendenza eccessiva dalle relazioni sia una cosa negativa e la maggior parte degli esperti di relazioni ritengono che la felicità debba venire solo da noi stessi e non debba dipendere da un amante o da un compagno: ogni partner dovrebbe essere responsabile del proprio benessere.

In sostanza, il rapporto ideale è quello tra due persone autosufficienti che si uniscono in modo maturo, pur mantenendo chiari i confini.

Se non ci si riesce, questo potrebbe indicare un eccessivo legame nei confronti dell’altro e la necessità di imparare a stabilire dei confini migliori.

Ma, in termini pratici, questo approccio non fa parte della nostra composizione biologica.

Come sostengono il dottor Amir Levine e Rachel Heller, “Numerosi studi dimostrano che una volta che ci affezioniamo a qualcuno, noi due formiamo un’unica unità fisiologica.

Il nostro partner regola la nostra pressione sanguigna, la frequenza cardiaca, la respirazione e i livelli di ormoni nel sangue. Non siamo più entità separate”.

Quindi: come possiamo aspettarci di mantenere un alto livello di differenziazione con il nostro partner, quando la nostra biologia di base è influenzata a tal punto?

Beh… non possiamo.

Una volta scelto il partner, non ci sono dubbi sull’esistenza o meno della dipendenza. Esiste sempre, indipendentemente da quanto siamo indipendenti e nonostante la nostra volontà cosciente.

Siamo tutti intrinsecamente programmati per connetterci con qualcuno.

Siamo tutti biologicamente dipendenti dai nostri partner.

Quindi, cosa possiamo fare al riguardo?

Possiamo andare verso una codipendenza sana.

In altri termini, se vuoi prendere la strada dell’indipendenza e della felicità, trova la persona giusta da cui dipendere e percorri la strada con quella persona.

Questo punto di vista cambia le cose per i dipendenti affettivi, proprio perché fa sì che aspirare ad una partnership sana e dipendente non sia sbagliato e diventa un approccio più realistico rispetto all’essere completamente interdipendenti.

Ciò che è sbagliato è stare con un partner che non ti sostiene, che ti svaluta, che ti mente e ti abusa.

Non c’è niente di male nell’avere bisogno di intimità emotiva e di progettualità condivisa all’interno di una relazione, le tue esigenze sono valide e la persona giusta non ti farà sentire come se fossero straordinarie.

Quindi, invece di definirti come una codipendente o una dipendente affettiva, potresti rielaborare questi concetti definendoti come una persona che tende all’autoabbandono, ignorando spesso i propri sentimenti per evitare conflitti con l’altro o per compiacerlo.

Se volete riprogrammare il vostro cervello e impostare nuovi percorsi neurali, è consigliabile parlare al presente e spostare la narrazione che vi definisce, piuttosto che rafforzare un concetto datato di voi stessi.

Riformulate quindi le vostre affermazioni in una accezione costruttiva.

Ad es., potreste dire “Ho uno stile di attaccamento ansioso e non c’è niente di sbagliato in questo, ma sto imparando a calmarmi da sola nei momenti di stress”.

O ancora “A volte cado nell’auto-tradimento perché metto i bisogni degli altri al primo posto, ma sto imparando a far sì che tutti i miei bisogni siano soddisfatti per primi, assicurandomi di ascoltare il mio istinto e imparare a fidarmi di più di me stessa”.

Ovviamente, è essenziale far corrispondere queste affermazioni con comportamenti coerenti, ma il linguaggio gioca comunque un ruolo importante.

Concludendo, non dovresti cercare di liberarti dalla codipendenza come se fosse una maledizione; piuttosto, dovresti concentrarti sulla sovrascrittura di quei modelli di looping, sulle credenze che hai su te stessa e sull’auto-sabotaggio.

Traccia confini netti con chiunque ti faccia sentire che le tue esigenze non sono valide, perché è molto probabile che questa persona non sia quella giusta per te.

Indirizza le tue energie verso la costruzione di un rapporto più sano, più forte e sicuro con te stessa.

Fai dell’intimità emotiva con te stessa una priorità, in modo da poter individuare ed eliminare potenziali partner emotivamente non disponibili e trovare qualcuno con cui essere felicemente “codipendenti”.



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