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LE ORIGINI DELLA DIPENDENZA AFFETIVA: l'infanzia della vittima

Come già sottolineato più volte, il narcisista ha il potere di inebriare i sensi della vittima attraverso la propria affinata capacità seduttiva.

Egli è in grado di far sentire la vittima la prescelta, l’unica in grado di saper conquistare la sua attenzione ed il suo amore, l’unica con la quale ogni singola esperienza (dal fare l’amore alla più semplice delle attività quotidiane) diventi un momento unico, irripetibile e, soprattutto, qualcosa che mai prima di allora era stato vissuto.

Le tecniche più tipiche dell’abuso narcisistico vanno dalla presenza intermittente alla svalutazione sottile e feroce, dall’adulazione smodata al silenzio sadico, dalla promessa di un sogno realizzato all’abbandono improvviso, in un costante turbinio di emozioni che hanno come principale e più drammatico risultato l’erosione dell’identità della vittima.

Dove si aggancia il comportamento abusante? Perché la vittima non abbandona il campo ai primi campanelli d’allarme? Solitamente, nelle reazioni della vittima all’abuso narcisistico sono rintracciabili residui di esperienze avvenute nell’infanzia che ancora ne condizionano la vita adulta. Un’infanzia caratterizzata da un forte senso di solitudine, di insicurezza, dalla sensazione di non essere mai “giusti”, un’infanzia nella quale l’amore era spesso sinonimo di “a-condizione-che”, rappresenta il terreno più fertile per la strutturazione di una personalità affettivamente dipendente.

In terapia, faccio spesso una domanda ai/alle pazienti: “Quanto il comportamento della persona che ti sta abusando ti suona già vissuto rispetto alla tua storia familiare?”

Diventa allora fondamenale comprendere le radici della propria dipendenza affettiva, perchè è solo quello il terreno sul quale può germogliare il seme dell'abuso narcisistico.




Le origini della dipendenza affettiva

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